Israele risponde all’appello di Papa Francesco per la fine dei bombardamenti a Gaza: «È un dovere morale riportare gli ostaggi a casa»


L’ambasciata di Israele presso la Santa Sede ha pubblicato oggi – lunedì 24 marzo – una nota per rispondere all’appello di Papa Francesco, diffuso durante l’Angelus di domenica scorsa, per la fine dei bombardamenti a Gaza. «L’operazione israeliana è condotta in piena conformità con il diritto internazionale e mira a ridurre al minimo i danni ai civili. Mentre Hamas colpisce deliberatamente i civili, Israele adotta misure straordinarie per ridurre al minimo i danni ai civili», si legge nel comunicato. «Hamas ha ripetutamente violato il cessate il fuoco e lo ha utilizzato per ricostruire attivamente il suo arsenale militare, rifornendosi di armi e ripristinando i siti di lancio dei razzi, come dimostrato dai recenti attacchi contro Israele». E poi ancora: «59 ostaggi sono ancora trattenuti a Gaza – continua la nota – in condizioni disumane, subendo abusi fisici e psicologici, come riferito dagli ostaggi rilasciati, in palese violazione del diritto internazionale. Lo Stato di Israele ritiene che sia suo dovere morale ed etico riportarli a casa». Nel frattempo, il raid israeliano che ha colpito ieri l’ospedale Nasser di Khan Yunis, nel sud di Gaza, ha messo completamente fuori servizio il reparto di chirurgia della struttura. Lo ha affermato l’ospedale in una dichiarazione rilanciata da Al Jazeera.
Il testo dell’Angelus di Papa Francesco
Nel testo preparato per l’Angelus, il Pontefice – che è stato dimesso dal policlinico Gemelli di Roma nella giornata di ieri – ha chiesto lo stop dei bombardamenti israeliani su Gaza. «Chiedo che tacciano subito le armi; e si abbia il coraggio di riprendere il dialogo, perché siano liberati tutti gli ostaggi e si arrivi a un cessate il fuoco definitivo. Nella Striscia la situazione umanitaria è di nuovo gravissima ed esige l’impegno urgente delle parti belligeranti e della comunità internazionale», l’appello di Papa Francesco. Parole che sono state, dunque, contestate dall’ambasciata israeliana presso la Santa Sede, che desidera «fornire informazioni recenti», si legge nel comunicato. Per i diplomatici israeliani i combattimenti a Gaza sono ripresi il 18 marzo, «17 giorni dopo il completamento della prima fase dell’accordo sugli ostaggi, a causa della mancanza di progressi nei negoziati per il loro rilascio e a seguito del rifiuto da parte di Hamas di due proposte distinte avanzate dall’inviato del presidente degli Stati Uniti, Witkoff». Sugli aiuti umanitari che da mesi, denunciano le organizzazioni e i civili, non arrivano sulla Striscia, l’ambasciata incolpa Hamas di «aver confiscato la maggior parte di questi aiuti per rafforzare la sua infrastruttura terroristica. Attualmente gli aiuti umanitari accumulati nei magazzini di Hamas sono diventati la sua principale fonte di reddito consentendo all’organizzazione terrorista di riprendere a pagare i suoi membri dopo un lungo periodo. In queste circostanze, la decisione di Israele di facilitare l’accesso ai beni si applica solo quando non vi sono seri motivi per ritenere che i rifornimenti saranno dirottati dal loro scopo civile o forniranno un chiaro vantaggio militare al nemico», dice.
Foto copertina: ANSA / ALESSANDRO DI MEO | Papa Francesco lascia il Policlinico Gemelli, dove è stato ricoverato per 37 giorni, Roma, 23 marzo 2025